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Venerdì 1° ottobre 2021 presentazione del volume di Giuseppina D’Antuono, LUMI, DIRITTI, DEMOCRAZIA NEL SETTECENTO MEDITERRANEO. NICOLA FIORENTINO (1755-1799)

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Presso la Biblioteca comunale “Palazzo Filippo Rondinelli” a Montalbano Jonico, Matera, domani alle ore 16.00 verrà presentato il volume di Giuseppina D’Antuono, LUMI, DIRITTI, DEMOCRAZIA NEL SETTECENTO MEDITERRANEO. NICOLA FIORENTINO (1755-1799).

Dopo i saluti del sindaco Piero Marrese e dell’assessore alla cultura Ines Nesi interverranno Marina Formica dell’Università di Roma Tor Vergata, Sebastiano Martelli dell’Università di Salerno, Anna Maria Rao dell’Università di Napoli Federico II. Sarà presente l’autrice.

Nicola Fiorentino, a cui è dedicato l’istituto comprensivo della cittadina ionica, salì sul patibolo di Piazza del Mercato a Napoli il 12 dicembre del 1799, reo di essersi schierato contro i Borboni e a favore della repubblica partenopea. Egli era nato a Pomarico il 3 aprile del 1755, suo padre Giuseppe, di professione medico, era di Montalbano Jonico, mentre sua madre pomaricana si chiamava Giulia Sisto. La sua famiglia poco dopo la sua nascita si trasferì a Montalbano Jonico. A 10 anni, Nicola venne mandato a studiare nel seminario di Tricarico. A soli 14 anni, vinse la cattedra di matematica presso il liceo di L’Aquila, ma non potè prendere servizio non avendo compiuto i 15 anni previsti per legge. Poco tempo dopo si laureò a Bologna in giurisprudenza. Iniziò così una brillante carriera come funzionario onesto e leale alla monarchia borbonica. Fu poi docente di matematica e filosofia razionale a Bari, poi sovrintendente agli studi della Reggia Scuola, quindi fu governatore in Calabria e Campania. Ricopriva tale incarico quando scoppiò la rivoluzione del 1799. All’inizio, Nicola Fiorentino era ancora un monarchico convinto, solo in coincidenza della fuga del re e della regina che incalzati dai rivoluzionari napoletani, abbandonarono Napoli e si rifugiarono in Sicilia, Nicola Fiorentino passò dalla parte dei vincitori, tra i quali c’erano molti amici e colleghi di studi, tra essi il più noto era il cugino Francesco Lomonaco. L’adesione ai rivoluzionari avvenne con la composizione di un inno a San Gennaro e con un nobile appello ai giovani cittadini studiosi, con cui li invitava alla mobilitazione. Egli era cattolico convinto e considerava la religione come fondamento e coronamento di ogni repubblica che voglia la felicità dei sudditi. Egli sosteneva che non può esistere una repubblica di atei. Scrisse diverse opere e a soli 45 anni il boia mise fine alla sua esistenza.

MONTALBANO JONICO, 30 SETTEMBRE 2021